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Perchè fare volontariato?

  • Scritto mercoledì 15 luglio 2020
  • Tempo stimato di lettura 5 minuti
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Ci impegniamo e incoraggiamo le nostre persone a offrire un contributo concreto alla comunità, per questo motivo siamo felici di condividere le storie di Barbara Maran e Vincenzo Petriglieri, rispettivamente Talent Acquisition Specialist e Infrastructure Consultant di Avanade Italy. Entrambi impegnati in attività di solidarietà sociale, ci hanno raccontato la loro esperienza come volontari nella Croce Rossa e nella Croce Verde italiana, associazioni che prestano gratuitamente primo soccorso alla comunità.

Cosa ti ha spinto a diventare volontario?

Barbara: Faccio la volontaria perchè quando indosso la divisa metto a disposizione degli altri il lato migliore di me. In quel momento indipendentemente da come sia andata la mia giornata, dai miei pensieri o dall’orario, so che posso essere concretamente di aiuto alle persone. E’ un po’ come se avessi una doppia vita: quella di tutti i giorni in cui sono Barbara, figlia, amica, una recruiter di Avanade e poi la vita in divisa rossa, quella di una ragazza che entra nelle case delle persone indossando scarponi pesanti e che sarà il loro punto di riferimento.

Vincenzo: Siamo tutti parte della stessa comunità. Ci viene naturale fare piccole cose per gli altri, gesti spontanei come ad esempio cedere il posto a sconosciuti in metropolitana o aprire una porta dando la precedenza; gentilezze che fanno piacere non solo a chi le riceve. Spesso non ci rendiamo conto di quanto possiamo dare, ma siamo noi a costituire il mondo in cui viviamo e ogni cosa che facciamo, la facciamo anche per noi stessi.

Come ti sei avvicinato a questo mondo?

Vincenzo: Cercavo l’attività giusta per me in cui potessi sentire un contatto umano reale e dare un contributo tangibile. Ci sono tante iniziative di volontariato ma di questa da operatore della Croce Verde, me ne sono subito innamorato.

Barbara: Il mio percorso in Croce Rossa è iniziato nel 2012. Fare il volontario sulle ambulanze mi incuriosiva e terrorizzava. Mi chiedevo: “Sarò in grado di mantenere calma e lucidità in situazioni di emergenza?” o “Sarò all’altezza della fiducia che le persone mi concederanno? Oggi, a distanza di otto anni, la curiosità è ancora viva in me e so di avere ancora tanto da imparare.

In che modo ti senti arricchito dall’esperienza?

Barbara: Ogni singolo intervento è in grado di regalarci - perché per me è davvero un dono - qualcosa di diverso e unico nel suo genere. Quel semplice “grazie” pronunciato dai pazienti o dai parenti in chiusura dei servizi, è il riassunto perfetto di ciò che ci portiamo a casa ogni volta che aiutiamo una persona. Ho avuto anche la possibilità di incontrare persone eccezionali, i miei compagni di squadra, con cui si è creato un legame difficilmente spiegabile a parole. Sono persone ordinarie in grado di rendere la vita straordinaria.

Vincenzo: Questa esperienza mi dà tanto, allarga la coscienza. L’essere in contatto con persone che hanno realmente bisogno di supporto, mi aiuta a mettere a fuoco e distinguere quali sono i reali problemi della vita e cosa è davvero importante. Anche per me è fondamentale il rapporto con i compagni di squadra. Veniamo tutti da percorsi di vita e professionali diversi, ma siamo come pezzi di un puzzle che si incastrano perfettamente tra di loro. Abbiamo l’opportunità preziosa di confrontarci e imparare gli uni dagli altri man mano che condividiamo questa esperienza.

Come riesci a conciliare lavoro e volontariato?

Vincenzo: Ognuno dà la propria disponibilità in base agli impegni, nel mio caso mi limito ai turni notturni e ai giorni festivi. Sicuramente è stancante prestare soccorso notturno e la mattina seguente andare in ufficio o dal cliente, ma ciò che mi dà ogni turno vale molto di più dell’impegno che richiede.

Barbara: Svolgo principalmente i miei turni di notte e nel weekend. Come spiegava Vincenzo, conciliare l’attività di volontariato con il lavoro non è sempre facile, ma al mattino sorseggiando il mio espresso, ho la consapevolezza di aver fatto qualcosa che mi rende in qualche modo orgogliosa di me stessa e la fatica passa in secondo piano. 

Come stanno contribuendo persone e organizzazioni durante l’emergenza COVID?

Barbara: La risposta della collettività in questo periodo storico è qualcosa di straordinario. Mi rendo conto che chiunque abbia modo di aiutare le realtà come quella in cui opero lo sta facendo senza esitare.

Vincenzo: In generale fa piacere ricevere un “grazie”. Durante questa emergenza ciascuno di noi sta dando un contributo con ciò che ha a disposizione: piccole donazioni, dispositivi sanitari, pasti. La cosa che più mi ha colpito però è stato uno striscione con scritto semplicemente “grazie” che pendeva dal balcone di fronte alla nostra sede.

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