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Ripensare la neurodiversità

  • Scritto lunedì 20 luglio 2020
  • Tempo stimato di lettura 5 minuti

Ripensare la neurodiversità.

Il 18 febbraio ricorre la giornata internazionale della sindrome di Asperger; per celebrare e sensibilizzare sul tema della neurodiversità, desideriamo condividere le parole di Fabrizio Mazzucchi, Project Manager di Avanade Italy. La neurodiversità porta nuove prospettive e modi di pensare, due cose che apprezziamo moltissimo in Avanade. Riteniamo che un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato promuova la creatività, l'innovazione e la crescita sostenibile. La decisione di Fabrizio di condividere con noi la sua storia, la prospettiva personale e il percorso affrontato dalla sua famiglia, rafforza la nostra organizzazione.

A volte la vita attraversa il tuo cammino improvvisamente, come una pietra che cade da giù una montagna. Ci sono degli eventi che ti costringono a ripensare te stesso e allo stesso tempo a superare gli ostacoli. Le azioni messe in atto per affrontarli, possono aiutarti a diventare una persona migliore e far crescere il desiderio di aiutare gli altri (e forse costruire un mondo migliore!)

Mio figlio ha 9 anni. È un ragazzo intelligente, molto curioso e pieno di energia. Ama giocare a calcio, stare con i suoi amici e vivere una vita felice. A volte ha bisogno di stare da solo, di concentrarsi sui suoi interessi, di rimanere nel "suo mondo". Ciò è dovuto al fatto che è nello spettro dell'autismo. Una forma ad alto funzionamento, per essere più precisi. Questo significa che ha una particolare disposizione verso compiti specifici e materie di studio (per esempio, è molto abile in matematica, il che gli dà un buon vantaggio nelle materie STEM).

Ricordo ancora il giorno in cui abbiamo scoperto la sua diversità. Onestamente, avrei dovuto prestare maggiore attenzione ai segnali che precedevano la sua diagnosi, che mia moglie invece ha iniziato a notare quando era solo un bambino. Sul sedile dell'auto, durante i viaggi lunghi, tendeva a diventare turbolento e girava nervosamente la testa da sinistra a destra senza un motivo particolare. Ero solito minimizzare, ma in seguito ho realizzato che questi segnali, se compresi in anticipo, probabilmente ci avrebbero permesso di avere una diagnosi più rapida e di conseguenza di ricevere prima il supporto necessario. L'evento cruciale che ha dato il via a tutto è stato un incontro con i suoi maestri d'asilo, quando ci hanno informato che tendeva ad isolarsi dagli altri bambini e che preferiva giochi ripetitivi come accumulare Lego o allineare piccole auto in fila.

Abbiamo agito immediatamente contattando esperti del settore (psicologi, neuropsichiatri); fortunatamente mia moglie, essendo lei stessa una maestra d'asilo, aveva molti contatti con esperti in materia. Avevamo finalmente ricevuto una diagnosi e indicazioni su cosa si potesse fare per aiutarlo a superare questa condizione, prima di iniziare la scuola elementare. E questo è il punto chiave: prima si scopre l'autismo, maggiori sono le possibilità di iniziare un percorso che permetterà di affrontare e superare gli ostacoli che si presentano alle persone neuro-diverse in un mondo neuro-tipico. Ma è stato doloroso per me e mia moglie. L'immagine di mia moglie in lacrime quando abbiamo ricevuto la diagnosi rimarrà impressa nella mia mente per sempre, così come il dolore che ho provato di fronte alla domanda: "Che tipo di futuro avrà?"

Siamo stati fortunati perché la consapevolezza dell'autismo è cresciuta esponenzialmente nel mondo e in particolare nel nostro paese, l'Italia. Mio figlio è seguito da specialisti in un rinomato centro vicino alla nostra città, dove va una volta alla settimana. Il suo autismo ad alto funzionamento ha solo un leggero impatto sulle sue capacità sociali, quindi ha fatto amicizia e interagisce positivamente con le persone - una componente importante dell'infanzia. Quanto a me, ho imparato. Ho imparato da lui. E sono cambiato. Affrontare la sua disabilità mi ha spinto a ripensare me stesso, a riordinare le mie priorità e aspettative, permettendomi di cambiare mentalità quando mi avvicinavo ad altre persone. Ho capito che abbracciare le differenze, piuttosto che le somiglianze, crea relazioni più appaganti. Mi circondavo di persone che avevano una mentalità simile alla mia, a volte con gli stessi interessi. Ma ora apprezzo l'arricchimento che emerge dall'unicità che ognuno porta in una relazione, sul lavoro o nella vita privata. La necessità di mio figlio di avere compiti precisi, mi ha dato modo di applicare le competenze del project management a casa, quindi ho sviluppato una padronanza nella pianificazione di viaggi e week-end fuori.

Ho trasferito tutte queste conoscenze in Avanade, cercando di cambiare la mia prospettiva anche nelle relazioni con i colleghi e nelle alle attività che svolgo quotidianamente. Spero di essere migliore di ieri e che domani starò migliore di oggi. Ecco perché ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare per aiutare gli adulti nello spettro autistico a trovare un lavoro che potesse consentir loro di vivere una vita migliore. E ho subito pensato a quanto Avanade l'inclusione e la diversità come elementi importanti per creare un ambiente di lavoro più ricco e diversificato. E se potessimo espandere il nostro impegno oltre la gender equaliy? Che tipo di benefici può portare la neurodiversità alla nostra cultura e al nostro ambiente di lavoro?

Ho condiviso questi pensieri con il nostro team HR e ho ricevuto immediatamente riscontro: hanno capito che questa iniziativa avrebbe potuto ampliare e innovare il nostro programma di inclusion & diversity. Sara Battistella, Talent Acquisition Lead, ha sviluppato questo programma e insieme abbiamo creato un'iniziativa che ha permesso a due persone nello spettro autistico (che presto saranno tre) di lavorare in Avanade, supportando i nostri clienti. Il progetto è ancora in corso ed è troppo presto per trarre delle conclusioni, ma sono certo che avrà un impatto positivo sulla nostra attività, sul nostro ambiente di lavoro e forse sulle nostre vite. Sarò sempre grato di avere un figlio così meraviglioso.

Ho sempre pensato che essere padre significasse insegnare ai propri figli come diventare adulti, ma col passare del tempo ho capito che sto imparando da mio figlio tanto, se non di più, di quanto lui stia imparando da me.

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